Esce venerdì 28 gennaio 2022 “Alla radice dei sogni”, il nuovo disco del cantautore piemontese
Daniele Fortunato.
L’album, come suggerisce il titolo stesso, è la trasposizione in forma canzone di alcuni sogni
ricorrenti per il suo autore; con la scrittura di questi brani Fortunato ha affrontato un vortice di
emozioni contrastanti ripercorrendo scenari di vita, echi d’infanzia e sentimenti sommersi.
Il cantautore ha scelto di non vincolare la stesura dei brani ad un solo genere musicale, ripescando
da esperienze passate certe sonorità elettriche, per farle incontrare e coesistere con la sua natura
espressiva più acustica.
Il risultato è la creazione di otto canzoni che spaziano tra rythm’n’blues, pop-rock, soul, swing,
folk e southern rock, tenute insieme dal filo conduttore del viaggio onirico.
“Alla radice dei sogni” è soprattutto un disco diretto, senza sovrastrutture, decisamente slegato
dai paradigmi attuali, che mette al centro di tutto la melodia.
Un disco, dunque, in cui Daniele Fortunato ha messo a nudo le proprie emozioni, cantando
qualcosa di molto personale e intimo, come una sorta di catarsi emotiva.
“L’inconscio rivelato“: il brano di apertura del disco rappresenta l’esplorazione dell’inconscio e il “ritorno del rimosso”. “Il sogno è un palcoscenico, un teatro, ed ogni attore è parte della mente”. “Ritornerò al punto in cui si può riprendere, rivelerò la rimozione alla realtà”. Una canzone pop rock, sottolineata da un synth “onirico”. Il solo di sax in coda rappresenta l’inconscio che si rivela.
“Resti diurni”: sono resti che riverberano nel corpo, residui dell’attività allo stato di veglia. “La sveglia suona nel sogno, mi sferrano un pugno…ho qualche trauma infantile chiuso lì”. In questa canzone dai colori jazzistici l’autore prova a dialogare col “se-stesso” bambino e adolescente che spesso ritrova nei propri sogni. “I tratti sono gli stessi, ma se ti chiamo, non mi senti…”
“Alla radice dei sogni”. È la canzone che ha dato origine e titolo al disco. Una ballata intensa, caratterizzata da voce, chitarra acustica e archi e che racchiude frammenti collettivi di sogni infranti e desideri ardenti.Uomini e donne di età differenti attraversano gli abissi dei sogni spinti da un’implacabile volontà: “salvare le proprie esistenze”.
“Archetipi tipici”: gli archetipi nella psicologia junghiana sono simboli che risiedono nella psiche di ognuno di noi, forme arcaiche di conoscenza umana tramandate dai nostri antenati . “Cinici isterici, tracimiamo collerici, ritrovandoci ironici dentro codici atavici”. La singolarità di questa canzone, decisamente “elettrica”, tra rock e rhythm and blues, è che, come una sorta di scioglilingua, contiene 37 volte la sillaba “ci”, mantenendo comunque un senso logico e narrativo. “Padre non vedi che brucio?”: citando l’interpretazione dei Sogni di Freud del 1900, Fortunato ha messo in musica il più doloroso dei suoi processi onirici. “A volte, ci riesco, comprendo, ci incontrammo anche nel fango; ma il corpo, risponde al mio posto, libero un perdono e piango”. Un rock lento, dai suoni eterei e liberatori.
“Nuvole bianche”: un brano dal sound southern rock che racconta l’elaborazione del lutto. Un sogno che diventa canzone e contrappone al dolore il testo più dolce e la melodia più cantabile del disco. “La voce che si spezza, un canto d’assenza”. “Ovunque sei, tra nuvole bianche”.
“Eterno ritorno”: facendo ricorso a Nietzsche, alla concezione di tempo ciclico, di un universo che ripete
eternamente un certo corso rimanendo sempre se stesso, in questo brano dai tratti soul/gospel
viene descritta l’immobilità del lock-down del marzo 2020. L’eterno ritorno in questo caso non esprime rassegnazione ma la speranza che “anche con nomi diversi, tornano fremiti e guai, quello che ci siamo persi, anche più intenso, riavrai”.
“Risvegli”: una ballata folk. Il sogno di una relazione lontana, simbolica, sospesa nel tempo. Un sentimento così profondo da rimanere ancorato nella mente anche al risveglio. “Ballavi su un tempo sospeso, tra i banchi al liceo senza ombre sul viso…”. “Ma nei miei risvegli…ritorni con me”.

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