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Alice [We Can’t Be Friends]” è il nuovo singolo di ANNABIT.

Alice, nella fiaba di Dodgson, cade nella tana del Bianconiglio, lo insegue nella sua corsa contro il tempo, attraversa scenari incredibili, per poi svegliarsi. Il mondo di Alice nel sottosuolo è la metafora perfetta per descrivere i paesaggi sonori e musicali che ANNABIT e la producer DOOMGUY attraversano durante la loro creazione artistica.
Nella coverart cantautrice e produttrice diventano avatar del processo creativo, a metà tra l’umano che si snoda nella scrittura e il mondo cibernetico della composizione elettronica.
Il videoclip invece è traslato nella vita reale dove il sotto-sopra onirico è rappresentato da una serata in disco. Tutto il rituale, dalla preparazione fino alla festa, è parte di un processo che le ragazze del video fanno per espandere il tempo e fuggire ciò che c’è in superficie.
Alice, nella sua fiaba, sceglie il risveglio dal sogno.
ANNABIT e DOOMGUY, non sicure che il mondo fuori sia più interessante, rimangono nel sottosopra, a creare musica.

ANNA è un nome palindromo che si può leggere in due direzioni opposte, è un nome che si specchia su se stesso e che si può leggere dalla sua fine.
Il BIT informatico è la decisione tra due soluzioni egualmente possibili, lo 0 o l’1, il nulla o l’unità, il vuoto o la materia, il rumore o il silenzio. Il bit è quel concetto astratto, fragile e impalpabile che è alla base del mondo così come lo conosciamo oggi: conti in banca, dati sensibili, privacy, immagini, messaggi d’amore, musica… tutto è costrutto astratto, tanto quanto la realtà di cui ci pensiamo parte?
Potremo definirci esseri umani in società iper-tecnologiche? L’amore conosciuto finora sarà uguale quando diverrà totalmente cibernetico? Stiamo surfando o stiamo annegando nella cosiddetta società liquida? L’intelligenza artificiale ci supererà anche nella ricerca della felicità?

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