EUGENIO IN VIA DI GIOIA: esce il nuovo brano “Farò più rumore del ratatata”
Qual è il ruolo di un artista? Come dovremmo porci davanti a quello che accade nel nostro paese e nel mondo?
Gli EUGENIO IN VIA DI GIOIA hanno la loro risposta: affrontare, parlare, condividere, prendere una posizione.
E in un momento in cui il mondo alza la testa per sostenere e chiedere a gran voce la liberazione del rapper iraniano Toomaj Salehi gli EUGENIO IN VIA DI GIOIA decidono di abbracciare questa battaglia e camminare in prima fila accanto a lui.
Esce così venerdì 28 giugno “FARÒ PIÙ RUMORE DEL RATATATA”, un brano inedito contro ogni forma di violenza, contro chi toglie la voce e per tutte le persone che l’hanno persa, dedicato a chiunque combatta ogni giorno l’oppressione, la paura e l’indifferenza, un brano per far risuonare e rimbombare il silenzio inflitto da censure, condanne e torture che privano l’essere umano della sua libertà di espressione e zittiscono il dissenso.
La storia di “FARÒ PIÙ RUMORE DEL RATATATA” è quanto di più semplice e spontaneo possa accadere per un brano così importante e pieno di significato. Una storia corale, fatta di persone che hanno deciso di abbracciare una giusta causa e aiutare, ognuna per la loro parte, ruolo e professione, un artista in difficoltà.
In un giorno di maggio, tra registrazioni e scrittura in studio, gli Eugenio in Via Di Gioia fanno ascoltare a Willie Peyote il provino di un brano che parla di guerra, violenza e repressione. Il brano canta di diritti negati e privilegi perpetrati, in Italia, come in Medio Oriente, come in molte parti del pianeta.
Willie ascolta e si illumina.
Racconta agli Eugeni un progetto che il Corriere della Sera sta portando avanti da tempo: dopo aver aiutato il regista, attore e cantante Ashkan Kathibi a fuggire dall’Iran e arrivare in Italia, il Corriere vorrebbe coinvolgere artisti italiani interessati ad accendere una luce sulla storia del rapper Toomaj Salehi.
Salehi considerato “la voce dell’Iran” dai suoi sostenitori e fan è stato tra i primi artisti a sostenere le proteste antigovernative legate alla massiccia protesta del velo seguita alla morte di Mahsa Amini nel settembre del 2022. La 22enne studentessa curdo-iraniana morì mentre era in custodia della polizia morale a causa del velo obbligatorio messo male.
Per i testi delle sue canzoni in cui denunciava gravi violazioni dei diritti umani e di libertà, criticando apertamente l’operato degli ayatollah, Salehi fu giudicato colpevole di “corruzione sulla terra”, reato che secondo la lettura sciita della sharia nella Repubblica islamica dell’Iran può condurre come accaduto a lui fino alla pena di morte.
Così grazie al giornale la band entra in contatto con Ashkan a cui basta un ascolto solo per convincersi che sia la canzone giusta per rappresentare attraverso la musica una causa come quella di Toomaj.
Da quel giorno tutto avviene rapidamente perché il tempo per Toomaj ha un valore fondamentale.
La band e tutti i team che collaborano con loro si attivano per trovare la via giusta per essere “di aiuto”, come da sempre cercano di fare sui temi che scelgono di sostenere.
Dopo aver improvvisato per le strade di Torino una prima bozza del brano, la band invita Ashkan e l’attrice iraniana Sadaf Baghbani a raggiungerli sul palco dell’Oltre Festival di Bologna e cantare con loro la canzone. Il reel è stato visualizzato più di un milione di volte nelle prime 24 ore (!) anche in Iran grazie alla traduzione in farsi di Ashkan. Si apre un importante dialogo con le comunità Iraniane e nasce l’idea di cantare insieme a Willie Peyote per la Festa della Musica 2024, giorno in cui molti artisti, persone e associazioni accolgono il loro invito sostenendo pubblicamente Toomaj sui loro social.
«Farò Più Rumore Del Ratatata nasce dall’esigenza di ritrovare il coraggio di esprimersi liberamente, di usare la voce e l’arte per tornare a gridare insieme che questo mondo ingiusto, iniquo, corrotto, non ci piace – dichiara Eugenio Cesaro – Farlo con l’aiuto di Willie Peyote e la produzione di okgiorgio è stato come amplificare il suono e aprire un coro.
Nell’incontro con Ashkan enelle storie iraniane il nostro sentimento ha trovato risonanza e quando siamo riusciti a fare ascoltare il brano a Toomaj, attraverso il suo avvocato, lui ha deciso di partecipare.
Volevamo far sentire la partecipazione di Toomaj nella canzone e così ci è venuta l’idea di utilizzare l’intelligenza artificiale.
Le sue parole sono state cantate da Willie e sono diventate la voce di Toomaj.In quel momento abbiamo capito che quel coro stava diventando davvero collettivo e che ciascuno, grazie alla propria piccola dose di coraggio, può davvero fare la differenza».
L’Intelligenza Artificiale viene usata nella sua funzione più letteralmente “tecnologica”: come strumento al servizio dell’essere umano. Così viene studiata la formante della voce di Toomaj e replicata con l’A.I. in Italiano sull’interpretazione metrica di Willie Peyote.
Come dicevamo, il risultato è un lavoro di gruppo, collettivo.
La copertina del brano infatti, dal titolo “Selfie”, è un’opera realizzata da SEDICENTE MORADI, street artist fiorentino, pittore e scultore che ridà vita ad alberi, tronchi e radici abbandonati dall’Arno attraverso la sua arte della restituzione, del quotidiano, dell’essenziale, un artigiano che costruisce senza distruggere e che ridà dignità, con cura, allo scarto.
Ed ora cosa accadrà? La corte suprema iraniana ha annullato la condanna a morte del rapper Salehi ordinando un nuovo processo, una notizia arrivata a pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 28 giugno e tutti speriamo di poter abbracciare Toomaj e sentire la sua voce cantare “Farò Più Rumore Del Ratatata”. Fino ad allora è importante far sentire, seppure a centinaia di kilometri di distanza, il sostegno a coloro che ne hanno bisogno senza dimenticare mai che Toomaj Salehi è un artista, un rapper che canta le sue canzoni, come fanno molti artisti ogni giorno in molte parti del mondo.
Nel frattempo gli EUGENIO IN VIA DI GIOIA stanno portando in alcune città italiane i loro live che non sono un tour ma, come raccontano loro, sono «un concerto unico. Ogni volta diverso. Un insieme di momenti irripetibili creati in relazione al luogo, alle persone, agli imprevisti, alla vita. Le canzoni riarrangiate per l’occasione assumono nuove vesti o si riempiono di significato con il coinvolgimento del pubblico. In pratica come stare in una piazza tra scienziati, cuochi, studenti, ballerini con un impianto per amplificare le emozioni di tutti».