Il “genere musicale” è sempre attuale
Il genere musicale resta sempre attuale, e i social media sono il contesto principale dove i giovani tra i 19 e i 25 anni scoprono nuova musica, sorpassando radio tradizionali e videoclip musicali. Le playlist giocano un ruolo centrale, ma gli album non vengono relegati in secondo piano. Infine, le raccomandazioni, seppur utili, talvolta sono percepite con un ostacolo. Sono questi alcuni dei risultati della ricerca promossa nell’ambito del progetto SpotiGeM, realizzato da un team multidisciplinare coordinato da Alessandro Gandini, docente Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di cui fanno parte anche Maurizio Corbella del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, Adriano Baratè e Luca Andrea Ludovico del Dipartimento di Informatica.
Il progetto SpotiGeM è stato presentato questa mattina nel corso dell’evento: “SpotiGeM: i generi musicali nell’era di Spotify” presso il Dipartimento di Informatica dell’Università Statale di Milano.
Il progetto SpotiGeM indaga la trasformazione del concetto di genere musicale nel processo di “piattaformizzazione” del consumo musicale operato da servizi di streaming digitale come Spotify, YouTube, Apple Music. Si articola nello sviluppo di un tool, SpotiGeM Hub e nella realizzazione di focus group con utenti Spotify per indagare in che modo le piattaforme di streaming musicale ri-mediano la relazione tra utenti ascoltatori, industria musicale e generi musicali e quale ruolo gioca il genere musicale nel mettere in relazione la filiera musicale con le piattaforme di streaming musicale.
Il tool consente di interrogare le Spotify API per la raccolta dati di playlist con tecniche digital methods, in modo da sviluppare analisi e visualizzazioni relativamente alle relazioni fra tipologie di playlist, canzoni e generi ad esse associati. SpotiGeM Hub è il secondo tool specializzato sulla piattaforma Spotify per la raccolta dati e lo svolgimento di ricerca sociale.
In una seconda fase, attraverso dei focus group, sono stati intervistati utenti di Spotify in età 19-25 anni, per indagare le pratiche di consumo musicale e le loro concezioni culturali.
Lo studio fa emergere la diffusione di pratiche di ascolto eterogeneo tra vari generi da parte degli utenti, facilitate dalle caratteristiche tecniche della piattaforma. Contrariamente alla “vulgata”, però, che vede il genere musicale scomparire in favore di pratiche di consumo frammentate, esso mantiene comunque una significativa centralità nelle preferenze di ascolto degli utenti complessivamente intese.
Emerge poi una forte relazione tra scoperta di musica nuova e social media: molti utenti raccontano che i social media sono il contesto principale dove scoprire nuova musica. Radio tradizionali e videoclip musicali restano molto in background e legati a specifiche istanze. I podcast emergono anche come pratica di frequente utilizzo di Spotify oltre all’ascolto musicale.
Il baricentro delle pratiche di ascolto musicale su Spotify da parte degli utenti intervistati sono le playlist. Contrariamente a quanto spesso descritto, però, anche l’album mantiene una sua rilevanza nelle pratiche di ascotlo, soprattutto tra gli utenti con gusti musicali maggiormente radicati entro generi musicali convenzionalmente intesi. Da notare però che spesso le playlist vengono usate per ascoltare brani di uno stesso artista, e non solamente compilation varie.
Emerge infine una relazione non sempre positiva tra gli utenti e gli algoritmi di raccomandazione, che spesso facilitano la ricerca e l’ascolto di artisti o brani specifici da parte degli utenti ma che vengono talvolta percepiti come un ostacolo, per la difficoltà da parte di questi strumenti di assecondare del tutto il gusto musicale.