Venerdì 1 novembre 2024 esce il secondo album del progetto Maverick Persona, moniker sotto cui pubblicano musica e parole Amerigo Verardi e Deje, all’anagrafe Matteo D’Astore. A pochi mesi dal sorprendente esordio “What tomorrow?”, il duo brindisino ritorna sulla scena con “In the name of“, nuovo ambizioso full length, pubblicato in CD e digitale dalle etichette NOS Records e MarraCult.

“In the name of” proietta l’ascoltatore in scenari sonori decisamente avventurosi, cangianti, poco classificabili e contaminati: una costellazione di voci e di suoni manipolati e deformati da Deje e Verardi al servizio di soluzioni compositive spesso imprevedibili, talvolta davvero spiazzanti. Con una coerenza e un’originalità fuori dal comune, si parlano costantemente un linguaggio e un gusto marcatamente analogico ed il suo complementare opposto, ovvero un codice elettronico digitale di cui però si riesce nettamente ad avvertirne il calore umano.

Musicalmente, il lavoro sembra aver tratto ispirazione dal caos controllato della contemporanea West Coast più astratta e sperimentale à la Brainfeeder Records, dagli schizofrenici puzzle sonori di Smile di Brian Wilson, dalle follie esoteriche di jazz elettronico di Flying Lotus, dallo sciamanesimo world elettronico à la Nitin Sawhney prima maniera, dalle suburbane inquietudini del Lou Reed di Street Hassle e Berlin e da certe irrimediabili cupezze dell’ultimissimo Bowie. Ma, inutile ribadirlo, la musica di Maverick Persona aspira legittimamente a candidarsi al titolo di totally original.

A livello testuale l’album sembra raccontare un’unica storia, quasi come un concept album, anche se qui i tratti sono più rarefatti, più simili ad un sogno continuamente interrotto da cortocircuiti e flussi di coscienza che sottolineano la totale sincronicità fra i movimenti della musica e quelli delle parole. Le trame oniriche girano attorno alle vicende di un ragazzo cresciuto in una società futuribile, malsana e irreparabilmente deviata; società contro la quale prova a ribellarsi con slanci di amore come di violenza, ma di cui alla fine risulta inevitabilmente una vittima sacrificale.

Più ancora di “What tomorrow?”, “In the name of” pone domande piuttosto che offrire risposte, e lo fa attingendo a fonti di limpida necessità come di torbida disperazione, dove si ritrova tutta la poesia decadente e la frammentazione ossessivo/compulsiva della contemporaneità e del suo disperato bisogno di sopravviversi e di sopravvivere.

Complete the task“: Corto circuito letale per una famiglia borghese: un grasso rampollo si ribella, rinnegando tutto e tutti, facendo saltare gli schemi; empatizza con i perdenti, con gli animali, con la notte, con la fuga e con il viaggio;
Somewhere we have landed“: Riazzerare la propria esistenza è come approdare su un pianeta sconosciuto, senza punti di riferimento; sul terreno, segni di una civiltà agonizzante: chiazze di petrolio, circuiti bruciati, matti e cani abbandonati;
Underworld conspiracy“: Vittima di abusi di ogni genere, la mente oscilla fra la violenza subita e quella da restituire; la macchina del potere controlla e perseguita chi minaccia il potere stesso; ma perchè eliminare qualcuno quando lo si può ancora sfruttare?
In the name of“: Il ribelle è sulla strada, completamente destabilizzato e senza più nulla da perdere; il dolore e l’alienazione sono nelle scritte di sangue sui muri; compiere un atto violento contro il Sistema è come raggiungere uno stato di grazia;
Bite for freedom“: Nella fuga continua e nel vagare confusamente senza una meta, c’è l’incontro con un cane randagio e affamato. Il ragazzo e il cane. Insieme, percorrono strade. Insieme, mordono per la libertà;
Is it really all over?“: Posti pericolosi, individui loschi, esperienze di ogni genere; la paranoia di essere seguito, braccato, continuamente manipolato; tutto questo è il preludio al compimento di una strage. E ora sembra davvero essere tutto finito;
Sirashka“: Dopo l’atto estremo, la mente è preda di un delirio lisergico, schizofrenico: sono abbattuti i confini fra rabbia, esaltazione, angoscia e ironia. Come in una folle giostra senza più controllo;
Where are you“: Un simulacro di calore analogico dentro una ricostruzione digitale del vecchio mondo: una luce in fondo al tunnel. Voci fredde, generate da macchine, indicano uno spazio nuovo ed indefinito verso cui farsi proiettare;
Try to get the sun“: Il viaggio verso una nuova dimensione è l’unica cura possibile; visioni di un passato remoto si mescolano a messaggi intrisi di misticismo, simboli, ambiguità e promesse di una salvifica liberazione;
Dreaming Laurel Canyon“: L’ultimo passaggio prima della luce: il miraggio di una valle dimenticata e dei fantasmi che la abitano. Echi di voci angeliche ed inquietanti al tempo stesso; un limbo di pura distorsione armonica;
Turn on the good music, louder!“: Leggerezza, consapevolezza, armonia; una nuova forma di amore trova nel suono il suo compimento e la sua perfezione. Questo è il nuovo mondo. Il ragazzo infine è qui, ed è libero.

Maverick Persona, letteralmente “personalità non etichettabile”, è il nome del progetto ideato da due musicisti brindisini: Amerigo Verardi, uno dei nomi più importanti dell’underground italiano degli ultimi trent’anni, e Matteo D’Astore in arte Deje, giovane talento emergente della musica elettronica e sperimentale. Il loro primo album ed apprezzato esordio What tomorrow? è stato pubblicato nel marzo 2024. Il primo novembre sarà la volta del secondo e sorprendente In the name of.

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