Marco Pierfederici, Vito bassi e Mattia Zoli. Ecco il cuore pulsante dei Not To Mention Trio che pubblicano per Brutture Moderne il loro primo Ep eponimo: composizioni strumentali che dalla scuola tradizionale del jazz prendono derive e colori quotidiani, moderni e personali.

“Not to mention” è l’esordio eponimo del giovanissimo trio di stanza tra Ravenna e Forlì. Un titolo e un moniker che in qualche modo dichiarano a gran voce che non servono parole quando è il suono e il suo ricamo a poter bastare. E accade proprio questo lungo l’ascolto di queste 4 composizioni inedite dal sapore fresco e dal mood moderno. Giovanissimi loro, capaci di lasciare che classicismo e nuove frontiere trovino un incontro comune. «Abbiamo scelto Not to mention come nome perché pensiamo sintetizzi l’urgenza di tradurre in musica l’unione tra tradizione del jazz e l’idea di progresso che è poi il presente che viviamo nel nostro quotidiano. Abbiamo la nostra identità da voler trasmettere e pensiamo di poterlo fare attraverso una nostra personale ed intima interpretazione di quello che è il Jazz. Questo EP è solo un primo tassello di un progetto più ampio che promette di sviluppare sulla lunga distanza questo nostro desiderio di trovare un connubio tra tradizione e innovazione». Not to Mention Trio

Il progetto nasce prima di tutto da un’amicizia e da una passione condivisa per il jazz e la musica fusion; il trio vuole trasmettere la propria identità e l’intima interpretazione di questi generi ad un pubblico senza età. Il nome del trio che tradotto significa “per non parlare”, oltre ad essere il titolo del primo brano registrato, si riferisce all’ascolto unico e puro di questo genere underground e clandestino che è il jazz. Un genere musicale che nasce per comunicare dove le parole non bastano, dove chi suona lo strumento racconta una storia e chi ascolta diventa protagonista.

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