Royalty, licenze, digital store, etichette discografiche e quant’altro. Ammettiamolo. Oggi per chi è alle prime armi e vorrebbe pubblicare un proprio singolo o album non è semplice districarsi nel mondo musicale attuale. Un mondo che, al passo con i tempi sempre più “tecnologici”, ha visto una rivoluzione nel modo sia di pubblicare che di usufruire della musica stessa. Ma cosa è cambiato?

Distribuzione fisica Vs distribuzione digitale
Come in molti altri settori, la vera grande rivoluzione del settore musicale è stata la digitalizzazione. Se è un tempo, infatti, per far ascoltare la propria musica era necessario vendere il proprio disconei negozi fisici, oggigiorno questo quasi non accade più.Sono nati, infatti, i digital store, grazie ai quali,in pochi click è possibile diffondere la musica online e farla arrivare ad un ampio numero di utenti.

Questo ha comportato ovviamente anche una differenza sostanziale nei costi sostenuti dagli artisti e nelle percentuali dei guadagni derivate dalle cosiddette ‘royalties’ sulle vendite dei singoli o degli album. Se nella distribuzione fisica le royalties sono determinate sul prezzo del disco e sul calcolo di una percentuale dei dischi venduti, nella distribuzione digitale le royalty corrispondono al numero di play ricevuti per un brano o un album su un determinato store digitale e per i quali viene riconosciuto qualche millesimo di euro.

La rivoluzione della distribuzione digitale è stata, quindi, sostanzialmente quella di abbatterei costi per la stampa della musica sui dischi. Ma non solo: oggi la musica è ancora più accessibile e usufruibile in ogni momento su tablet, computer e smartphone, senza dover necessariamente acquistarla su supporto fisico.

Il boom di Spotify
Era l’ottobre del 2008, quando Daniel Ek, imprenditore svedese, mosso dal desiderio di eliminare la pirateria musicale, fondò la piattaforma di streaming di musica per eccellenza: Spotify.

L’obiettivo era quello di offrireun servizio che desse accesso legale a tutti alla musica a prezzi modici, se non addirittura gratuitamente. Oggi il servizio conta milioni di utenti e dà la possibilità di accedere ad un vasto catalogo di brani musicali di tutto il mondo. In questi 15 anni Spotify ha rivoluzionato ilmondo musicale. Ha contribuito ad aumentare la diffusione della musica e la promozione e visibilità degli artisti emergenti e non.

Pubblicare la musica su Spotify
Oggi esistono diversi store di musica digitale: Apple Music, Deezer, Qobuz, Amazon, etc. Molti artisti però ovviamente focalizzano la loro attenzione principalmente su Spotify, che permette loro di farsi conoscere da una larga fetta di pubblico di ascoltatori.

Come si fa quindi a pubblicare la musica sulla piattaforma svedese? Per pubblicare un brano o album su Spotifyci sono due strade che generalmente percorre un’artista:
– affidarsi a un’etichetta discografica che provvederà a pubblicare la musica tramite un distributore digitale di musica a cui è affiliata;
– ricorrere autonomamente ad un distributore digitale di musica, senza avere un contratto discografico con qualche etichetta discografica.

Il distributore digitale di musica o aggregatore, potrebbe essere inteso come un operatore tecnologico, in grado di acquisire la musica dell’artista e immetterla nelle vetrine online, gestendone la licenza, con una sostanziale differenza con il distributore fisico di musica.

Se prima, infatti, il distributore stringeva accordi con le etichette discografiche per vendere nei negozi fisici,oggi il distributore digitale consente agli artisti di poter distribuire i propri contenuti negli store online anche senza passare per le etichette discografiche e mantenendo il 100% dei loro diritti.Quale distributore digitale di musica scegliere? Per chi vuole pubblicare la propria musica su Spotify ma non solo, è necessario, quindi, passare per i distributori digitali di musica. Attualmente esistono diversi distributori di musica digitale. In linea di massima fanno tutti il lavoro necessario per essere nei negozi digitali di musica di tutto il mondo, con prezzi accessibili a tutti.

Tuttavia oggi la tendenza dei distributori digitali è quella di offrire dei piani illimitati per artista con prezzi apparentemente bassissimi, ma questi sono, infatti, solo specchietti per le allodole. Dopo l’iscrizione e l’attivazione del piano,infatti, la maggior parte delle volte compaiono una serie di costi nascosti legati all’attivazione di servizi necessari come: Youtube Content ID, etichetta personalizzabile, pubblicazione futura su nuovi negozi, pubblicazione su Beatport e Traxsource (due negozi esclusivi di musica elettronica, importanti per DJ e Producer).

Il consiglio è di utilizzare la piattaforma “Do It Yourself” MusicBroker.It, perché a differenza di molti suoi competitor ha un supporto WhatsApp in italiano molto rapido, disponibilità a piani personalizzati, è una realtà attiva nel sostegno della musica emergente e indie, con iniziative come la compilation Very Indies e non ha costi nascosti.

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