“Remember Wes”: il nuovo disco di Giuseppe Cistola
Un viaggio nell’universo del grande Wes Montgomery. In questo modo potremmo riassumere il nuovo disco del chitarrista Giuseppe Cistola, intitolato “Remember Wes“, in uscita il 6 marzo per l’etichetta Emme Record label, proprio nel giorno del centenario della morte del maestro di Indianapolis. La band che ha preso parte a questo progetto dedicato a uno dei più grandi maestri della chitarra jazz è completata da Fabrizio Ginoble all’organo hammond e Michele Sperandio alla batteria e ripercorre la poetica e le tipiche sonorità dell’organ trio, formazione assai cara al grande Wes. Non a caso il repertorio è composto dai grandi classici del chitarrista e rappresenta un atto d’amore verso la musica di un artista, fonte ispiratrice per molti, e rivoluzionario nel modo di suonare la chitarra.
Tra i brani più significativi che troviamo all’interno di questo lavoro citiamo senza dubbio Mr Walker, grande successo che mantiene la poetica latineggiante, pur con una rivisitazione ritmica che aggiunge nuova freschezza a un grande capolavoro della musica jazz. Anche The Trick Bag, fondamentale nel percorso di Montgomery, pur mantenendo la poetica che lo contraddistingue e un ritmo incalzante, acquista vitalità con una chitarra sempre brillante e una batteria più aperta e dinamica rispetto al brano originale. In ultimo citiamo Polka dots & Moon beams, una ballad che mantiene il sapore del brano originale anche se con dei suoni più moderni.
“Remember Wes – spiega Giuseppe Cistola – è un omaggio dovuto al chitarrista della mia infanzia. Wes infatti è sempre stato la colonna sonora nella mia quotidianità, i dischi di Wes suonavano ogni giorno in casa, tanto che sin da piccolissimo a differenza degli altri bambini, invece di cantare le canzoni che andavano in quel momento, avevo memorizzato e cantavo diversi soli di “zio” Wes. È stato naturale, quindi, mettendo le mani sulla chitarra tentare sin dalle prime volte di emularne i fraseggi; ero così dentro il suono di Wes che non ho mai usato il plettro e avendo ascoltato sempre i suoi dischi, ho interiorizzato il suo linguaggio non attraverso la didattica dei libri, che livella la creatività musicale, ma attraverso il suo suono”